God-of-War-Review-24Ricordo perfettamente il giorno in cui acquistai God of War per PlayStation 2. All’epoca frequentavo il liceo. Il mio budget mensile limitatissimo era destinato all’uscita del fine settimana, alla benzina per lo scooter e a occasionali partite di biliardo al bar con gli amici. Tuttavia ho sempre vissuto di hobby e passioni. Videogiochi, fumetti, carte di Magic. Pertanto spesso capitava che quella piccola somma andava investita su qualcosa a inizio mese, costringendomi per il resto dei giorni allo scrocco selvaggio. Inoltre il nostro buon “Lucchior” poco più grande di me comprava spesso riviste come PSMania e PlayStation Magazine con tanto di demo omaggio. Ricordo che rimanemmo letteralmente stregati da quel God of War tant’è che decisi di investire tutti i miei fondi in una copia del titolo. Quante spinte a mano mi è costato per aver lasciato costantemente la buon anima del mio Aerox a secco, elemosinando benzina ai distributori. Ma ne è valsa la pena. Da quel momento è nato un mito che ha vissuto alti e bassi, ma che raramente mi ha deluso. E vederlo padre, invecchiato e ritirato a vita tranquilla un po’ mi ha stretto il cuore. Ci sarebbero troppe cose da dire, perché personalmente God of War è sinonimo di emozioni, ricordi. Ma devo limitarmi. Voglio soltanto preannunciare che non verranno svelate parti della trama, ma potrebbero esser stati troppo approfonditi alcuni aspetti del gameplay. Vi avviseremo quando arriverà quel momento nella recensione in modo tale che potrete skippare quel paragrafo. Buona lettura.

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Lo splendido rapporto padre e figlio.

In questo paragrafo potreste incontrare degli spoiler qualora non abbiate dimestichezza con la storia della trilogia precedente. Sono passati molti anni ormai da quando Kratos si è preso la sua vendetta contro gli dei dell’Olimpo, quella battaglia durata anni e culminata con la morte del Re degli Dei, Zeus. Ritirato a vita tranquilla, ha lasciato la sua Sparta per recarsi in terre nordiche, Midgard per la precisione, dove sono presenti divinità appartenenti alla mitologia norrena. Qui conosce una donna guerriera, Faye, con la quale ha un figlio, Atreus. La storia inizia con un provato Kratos che si accinge insieme al figlio a creare una pira per sua moglie defunta. Dopo la cerimonia funebre raccoglie le sue ceneri e porta a caccia il piccolo Atreus per testarne la forza e robustezza nell’affrontare il viaggio che porterà padre e figlio a compiere l’ultimo desiderio di Faye, ovvero spargere le sue ceneri sul monte più alto. Inizierà quindi un’avventura che metterà Kratos nella scomoda situazione di comportarsi da padre e maestro per il proprio figlio, nonostante lui sia stato molto assente per dedicarsi al mantenimento della sua famiglia, e Atreus desideroso di dimostrare al padre di esser degno di affrontare il viaggio e le bestie mitologiche presenti nel regno, anche se spesso si farà travolgere da foga e inesperienza.

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Giochi di luce stupefacenti.

Il questito iniziale sarà decidere la difficoltà. Da sottolineare come dalla modalità normale in giù sarà possibile, in-game, settare le differenti difficoltà durante la battaglia, mentre per “Un Vero God of War”, la difficoltà massima, sarà, di contro, privata questa opzione. Probabilmente se volete godervi al meglio l’avventura è consigliato non iniziare dalla difficoltà massima. La potenza di tutti i mostri aumenta in maniera esponenziale e l’avventura già in modalità normale risulta ostica in alcuni punti. Può esser scelta qualora davvero vogliate affrontare un’avventura che vi porti via probabilmente il doppio del tempo. Ogni mostro ha un moveset dedicato e nella difficoltà massima presenta anche delle varianti. Per di più i due protagonisti non avranno a disposizione grandi potenziamenti all’inizio che quindi non compensano questo gap di potenza. Pertanto l’impresa risulterà tutt’altro che semplice, quasi impossibile. Essendo la storia magnifica, magari è meglio riservare questa opzione ad una Nuova Partita futura. 

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Ambientazioni mozzafiato.

Dal punto di vista grafico stiamo parlando probabilmente del miglior titolo visto su PlayStation 4. Testato su Pro e televisore top di gamma il titolo non perde un colpo. Fantastica l’interazione con l’ambiente esterno. Le gocce d’acqua quando si cammina su ruscelli, le impronte nella neve, il danno all’ambiente circostante quando si lancia l’ascia contro il muro. Un lavoro egregio coronato anche da luci fantastiche e colori meravigliosi che si differenziano tra i vari i regni anche in base alla fauna e alla tipologia di luogo che andremo a visitare. Una bellissima trovata per fornire al videogiocatore un ambiente vario e altamente caratterizzato.

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Interazioni altamente realistiche con l’ambiente circostante.

I vari set di armatura disponibili e le personalizzazioni alle armi rendono al massimo. Sono i piccoli particolari di ciascun equipaggiamento che realmente riescono a fare la differenza. Cosi come gli schizzi di sangue quando si trucida un mostro. E poi, finalmente un titolo in cui la telecamera permette di ottenere un esperienza a 360°. Qualche lievissima imprecisione lungo le scalate, ma è un effetto voluto per direzionare Kratos all’interno dell’ambiente. Insomma, i Santa Monica, da questo punto di vista, non hanno steccato assolutamente.

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Difficile non affezionarsi ai personaggi.

L’avventura inizia con un Kratos molto pacato. A disposizione avremo il Leviatano, un’ascia con danni da Gelo che potrà essere lanciata e richiamata stile martello di Thor e il classico Scudo del Guardiano. Atreus, invece, sarà fornito dell’Artiglio, un arco le cui frecce ci aiuteranno lungo il nostro cammino. Il gioco quindi parte con questo set base di armamento che nelle prime ore può risultare un po’ ostico e difficile rispetto all’hack ‘n’ slash cui eravamo abituati. Certo, stiamo parlando comunque di un gioco che ha subito un’evoluzione ad action arcade/RPG con una certa libertà esplorativa, ma il passaggio, almeno per i fan storici della serie, non è facile.

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Il Menu di equipaggiamento.

Sarà possibile personalizzare l’armatura di Kratos, composta in quattro pezzi che, potenziati, potranno ulteriormente essere personalizzati incastonando gemme che daranno differenti bonus, e l’armatura di Atreus disponibile in set unico. Anche l’ascia potrà essere equipaggiata di rune, potenziata e personalizzata cambiando il manico. Il tutto grazie a due fabbri nani, Brok e Sindri, che si alterneranno durante la storia. Ed è proprio con il prosieguo del viaggio che il gameplay evolve, esce dal suo guscio ed esplode totalmente a circa metà avventura, rendendo giustizia a quell’anima action di Kratos. Perché sì, va bene il combattimento ragionato, ma il Fantasma di Sparta non può non essere sinonimo di ignoranza.

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Brok, il nano fabbro.

Come i classici della serie, sarà disponibile una mappa delle abilità che comprendono potenziamenti per tutte le armi disponibili di Kratos e Atreus, senza considerare anche la Furia di Sparta. Perché si, come abbiamo appena detto, un Kratos non arrabbiato non sarebbe se stesso. Forse il gameplay soffre di un piccolo difettuccio, ovvero che alcuni combattimenti possono essere alleggeriti lanciando continuamente l’ascia, incoraggiando Atreus a scagliare frecce e quindi tenersi a debita distanza da i nemici che sono tantissimi e vari. Il bestiario è immenso e tutte le tipologie di nemico con le dovute varianti sono bellissime da combattere. Si, forse non abbiamo così tanti boss principali come ci saremmo aspettati, ma stiamo parlando probabilmente di un titolo che pone le basi per una trilogia differente dalla precedente. Non dimentichiamo che questo God of War non ha assolutamente alcun numero o sottotitolo che lo caratterizza, proprio a porre una linea con la vecchia saga e a iniziare totalmente un nuovo cammino. Altra piccola cosa è che non tutte le zone presenti sono esplorabili in toto. E questo è un altro motivo furbetto che i Santa Monica possono aver sfruttato proprio per farci incuriosire e aspettare con ansia il sequel di questo titolo. Diciamo che non possiamo considerarlo totalmente open world, perché comunque nel corso dell’avventura ci sono forti limitazioni nell’esplorazione. Il tutto è risolto grazie ad un end-game corposo che ne aumenta tantissimo la longevità. Parliamo di un titolo che vanta più di trecento collezionabili, svariate missioni secondarie e tanti segreti da sbloccare.

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Non mancheranno molteplici grattacapo per proseguire nella storia.

La direzione artistica è quindi stata impeccabile, cosi come la sceneggiatura. Raccogliere l’eredità della trilogia precedente non era affatto facile. Il rischio di cadere nel banale era elevato. Eppur il team è riuscito a creare una trama coerente, con numerosi colpi di scena e soprattutto che tiene costantemente il videogiocatore incollato allo schermo. Il coinvolgimento emotivo è elevato, sia perché quasi tutti i fan sono comunque attaccati alla figura di Kratos, ma il vero punto di forza del lavoro di Santa Monica è stato proprio creare un legame con altre figure, come lo stesso Atreus, la “Strega del Bosco” Freya o i due fabbri Brok e Sindri, cosi come riescono ad alimentare l’odio e la collera verso i nostri antagonisti. Ad elevare ancor di più l’opera videoludica vi è un audio pazzesco. Le melodie sono quasi sempre caratterizzate dal contesto, per lo più quasi nostalgico di Kratos che si ritrova senza compagna e probabilmente per la prima volta a stabilire realmente un legame con il proprio figlio. Inutile sottolineare come i brani abbiano spesso un’impronta nordica, anche se in qualche occasione non sono mancati richiami al passato. Infine, importante sottolineare, come già accaduto con Uncharted 4, la qualità del doppiaggio italiano che rende l’esperienza godibile anche per i non pratici dell’inglese. I dialoghi sono fantastici, ogni parola pronunciata dai vari personaggi presenta un significato molto forte che vi farà spesso interrompere qualsiasi attività state svolgendo solamente per ammirare la bellezza del dialogo.

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Si, i draghi sono reali.

God of War è una pietra miliare videoludica e c’è davvero pochissimo da aggiungere o, meglio, cerchiamo di fermarci perché potremmo parlare di quest’opera per ore. Il Team Santa Monica è riuscito a porre le basi per l’inizio di una saga con tema la mitologia norrena attraverso una direzione artistica sublime, una sceneggiatura che non cade mai nel banale e un coinvolgimento emotivo che ci fa letteralmente appassionare a tutti i personaggi che compaiono nel titolo. Il gameplay ampiamente rivisitato è uno dei migliori del genere che si siano visti su console. L’audio e i dialoghi sono meravigliosi cosi come graficamente siamo difronte probabilmente al miglior titolo finora presente su PlayStation 4. Tutti i possessori di PlayStation4 devono averlo sullo scaffale e per i pochi non possessori della console questo si aggiunge alla lunga serie di esclusive che ne giustificano totalmente l’acquisto. Un delitto non possederlo.

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Christian Giordano è un geek proveniente dal tacco d'Italia, che vive per passioni e per passione e studierà per sempre Medicina. Nato con il NES come cuscino, tra le bucoliche foreste di Zelda e gli interrogativi brick di Mario, è stato forgiato con due braccia e due pad per poter giocare, testare, vivere qualsiasi genere di avventura il mondo videoludico gli palesi sul vetro della sua console, portatile o non, dalla Nintendo alla Sony, fino a Microsoft e non solo, con tutte le sfumature che il mercato propone. Cresciuto con il mito de Il Piccolo Grande Mago dei Videogames, è un giocatore eclettico e un collezionista che sa scovare in ogni angolo del globo anche il game meno idolatrato per gustarne e vagliarne le qualità di persona. Piacevoli distrazioni al suo lavoro sono il Calcio, la Musica, il Cinema e i Motori, nonchè la sua musa ispiratrice con la sua somma pazienza.