GAMESHUNTERS MEETS MELINA JUERGENS 01

Hellblade è un titolo che è stato ampiamente trattato da un Focus On dal nostro Kelevra e la recentissima recensione di Lucchior, pertanto essendo stati affascinati dal lavoro di Ninja Theory e avendo conosciuto personalmente Melina Juergens agli Italian Video Game Awards abbiamo deciso di approfondire la sua esperienza nell’interpretare la protagonista Senua attraverso alcune domande. Buona lettura.

 

1) Ciao Melina e grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Complimenti per tutti i premi che ha vinto Hellblade Senua’s Sacrifice, compreso il premio Best Character all’Italian Video Game Awards e  i BAFTA. Vi aspettavate tutto questo successo?

Non proprio, è ancora un po’ difficile realizzare di ricevere tutti questi premi. Non pensavamo che Hellblade potesse attirare l’attenzione di così tante persone e media. L’intenzione era quella di avere come target una piccola nicchia di videogiocatori che amano titoli incentrati sulla storia, ma in realtà sembra che Hellblade abbia coinvolto una più vasta gamma di persone, il che mi fa pensare che molta più gente di quanto pensassi sia toccata dal tema

 

2) Una domanda personale. Non avendo tu avuto precedenti esperienze personali come attrice, come è stato accettare questo ruolo? Hai dovuto fare un corso di recitazione o è stato frutto di improvvisazione? Come mai la scelta è ricaduta su di te? E nella preparazione al tuo personaggio, hai assistito alle testimonianze dei pazienti che i Ninja Theory hanno raccolto per comprendere al meglio la malattia mentale e, quindi, hai integrato tali informazioni e trasportate nel personaggio di Senua o è sempre stato frutto di improvvisazione?

Stavo lavorando come Video Editor per Ninja Theory dal 2012 e stavo girando i dietro le quinte di Hellblade e creando i diari di sviluppo da guardare sul canale YouTube di Ninja Theory. Come ho ottenuto il ruolo di Senua è stata solo una coincidenza.

Il team mi ha chiesto di aiutarli a continuare a testare le loro apparecchiature mo-cap e di provare alcuni esperimenti tecnici.  Dopo un po’ sono stata sempre più coinvolta nel lato mo-cap e mi è stato chiesto di eseguire delle piccole scene di prova davanti al mio team. Anche se ero molto timida e non avevo precedenti esperienze di recitazione. Il regista mi ha ritenuta adatta al ruolo e mi ha offerto il lavoro.

È stato difficile per me uscire dal mio guscio, ma ho deciso di non frequentare corsi di recitazione e di provare a modo mio. Sentivo che la mia performance sarebbe stata più naturale in quel modo. Ero preoccupata che la mia recitazione sarebbe stata troppo robotica se avessi dovuto pensare a delle regole da seguire. Volevo sentirmi libera e usare il mio bagaglio di esperienze di vita ed emozione per far trasparire il dolore che avverte Senua, che è comunque un metodo di recitazione

Il regista Tameem Antoniades è stato molto bravo a guidarmi per trarre il massimo dal mio lavoro e il mio team è stato molto di supporto e paziente nei miei confronti. Siamo stati anche fortunati a collaborare con un professore di neuroscienze e un gruppo di persone che hanno avuto esperienze dirette con la psicosi, cosi abbiamo organizzato frequenti incontri con loro per discutere e imparare come ci si sente ad essere nei loro panni. Questo è stato molto utile per me e il team e abbiamo apprezzato ogni feedback ricevuto da loro.

 

3) Una domanda sulla recitazione con la motion capture. A differenza di un film dove abbiamo magari un set che può porre l’attore a proprio agio e che gli permette di calarsi al meglio nella parte, com’è invece fare l’attrice in un set che dovrà poi essere elaborato?

Non posso fare davvero un confronto non avendo mai recitato in alcun modo, però ho apprezzato molto la motion caputure. Mi è davvero piaciuto utilizzare la mia immaginazione. La stanza del mo-cap era bianca e vuota, quindi non potevo vedere nulla dei mostri o di ciò che mi circondava, era tutto frutto della mia immaginazione. Ho pensato che fosse una bella esperienza. Anche indossando tutta l’attrezzatura, mi sentivo come se fossi nella mia bolla personale. Le luci attaccate al mio casco erano molto accecanti, il che ha reso difficile per me vedere chiunque intorno, cosa che in un certo senso mi ha aiutato a sentirmi più a mio agio, non riuscendo a vedere le persone che mi stessero osservando. Inizialmente ero abbastanza timida per esibirmi.

 

4) Durante la premiazione agli Italian Video Game Awards hai detto che per il tuo personaggio sono state importanti anche esperienze personali. Qual è il tuo legame con Senua e quanto è stato importante nella tua vita come personaggio da un punto di vista emotivo?

Sento una grande connessione con Senua e posso relazionarmi con molte cose che stanno accadendo nel gioco, quindi non è stato molto difficile per me empatizzare con il personaggio. Ho vissuto un sacco di dolore, traumi e ansie nella vita e così ho provato ad usare le mie emozioni ed esperienze e a collegarle con le scene di Hellblade.

Quando vedi Senua piangere in realtà non è frutto di recitazione, ma sono lacrime reali. È stata una grande responsabilità interpretare un personaggio come Senua e rappresentare le pene, esperienze e storie delle persone reali e mi sento molto orgogliosa che abbiamo trattato questo argomento, perché attraverso questo lavoro siamo riusciti a dare voce a delle persone che soffrono, combattere lo stigma della salute mentale ed educare le persone sull’argomento. Abbiamo ricevuto molti feedback positivi da persone che hanno affermato di sentirsi più vicine e comprensive nei confronti dei loro cari dopo aver condiviso con questi l’esperienza di gioco.

 

Ringraziamo Melina Juergens per la disponibilità e per la gentilezza nel rispondere alle nostre domande.

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Christian Giordano è un geek proveniente dal tacco d'Italia, che vive per passioni e per passione e studierà per sempre Medicina. Nato con il NES come cuscino, tra le bucoliche foreste di Zelda e gli interrogativi brick di Mario, è stato forgiato con due braccia e due pad per poter giocare, testare, vivere qualsiasi genere di avventura il mondo videoludico gli palesi sul vetro della sua console, portatile o non, dalla Nintendo alla Sony, fino a Microsoft e non solo, con tutte le sfumature che il mercato propone. Cresciuto con il mito de Il Piccolo Grande Mago dei Videogames, è un giocatore eclettico e un collezionista che sa scovare in ogni angolo del globo anche il game meno idolatrato per gustarne e vagliarne le qualità di persona. Piacevoli distrazioni al suo lavoro sono il Calcio, la Musica, il Cinema e i Motori, nonchè la sua musa ispiratrice con la sua somma pazienza.